Giardino letterario Villa Vaccarino, Milazzo (Me), ore 19,00 del 14 Luglio 2023.
Nel giugno del 1992, sull'onda dell'emozione e dello sdegno per la strage di Capaci in cui perse la vita il giudice Giovanni Falcone, il Parlamento adottò un nuovo regime di restrizione per i detenuti di mafia.
Un passo decisivo ma anche l'inizio di un braccio di ferro tra Stato e mafia che è tutt'altro che finito.
Sebastiano Ardita, magistrato in prima linea nel contrasto alla criminalità organizzata, per nove anni al vertice del dipartimento penitenziario, ci accompagna in un viaggio che è una preziosa testimonianza personale e un originale racconto dietro le quinte di vent'anni di giustizia - e ingiustizia - in Italia.
Come è cambiata la mafia in questi anni?
E chi comanda davvero dietro le sbarre?
Come è possibile che si verifichino episodi come le rivolte incendiarie del marzo 2020, con decine di morti ed evasi e scarcerazioni di boss in circuiti di alta sicurezza?
E perché potrebbe succedere di nuovo?
L'autore ripercorre l'evoluzione della lotta a Cosa Nostra, il suo incontro in carcere con Bernardo Provenzano, spiega la strategia dei Graviano e la luce sul potere dei leader mafiosi più irriducibili.
Ma il suo è anche un atto di accusa sui limiti della classe politica e sulla condizione delle nostre prigioni che sono, ancora troppo spesso, i luoghi in cui comincia una carriera criminale.
Sebastiano Ardita, entrato in magistratura all'età di 25 anni ha iniziato la carriera come sostituto procuratore presso il Tribunale di Catania, divenendo poi componente della Direzione Distrettuale Antimafia.
Come consulente della Commissione parlamentare antimafia ha redatto il documento relativo all' indagine sulla mafia a Catania.
È stato direttore generale dell'Ufficio detenuti, responsabile dell'attuazione del regine 41 bis e poi procuratore aggiunto presso il Tribunale di Messina e quello di Catania.
È stato componente del Consiglio superiore della magistratura.
Santo Laganà,
Presidente
Associazione Culturale
"Città Invisibili"
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