Ospedale di Milazzo attività ridotte a lumicino
La pandemia da COVID-19 sta impegnando oltre misura il nostro servizio sanitario, messo a dura prova dall’ancora elevato numero di relativi ricoveri in degenza ordinaria ed in particolare in terapia intensiva che destano sempre maggiori preoccupazioni.
La risposta della Regione Sicilia per quanto concerne l’area tirrenica della provincia di Messina è stata quella di individuare nel presidio ospedaliero di Barcellona Pozzo di Gotto, la struttura ove concentrare i casi sospetti o già positivi al COVID.
L’Ospedale di Milazzo in questa ottica doveva confermarsi come Presidio di riferimento per tutte le patologie in acuto ed elezione riservato ai pazienti COVID negativi, ampliando a dismisura il proprio bacino d’utenza stante la riconversione in COVID Hospital di Barcellona e rimanendo come sempre il terminale privilegiato per le urgenze afferenti in particolare dal presidio Ospedaliero di Lipari ma anche spesso dagli altri nosocomi della provincia tirrenica dell’ASP di Messina privi di terapia intensiva nei quali le limitazioni imposte da un elevato rischio anestesiologico assegnato ai pazienti impone, ove è possibile, il loro trasferimento presso strutture dotate di posti letto di rianimazione come l’ospedale mamertino.
Inoltre ad aggravare il bilancio di questa estrema mobilità dei pazienti è anche la carenza di posti letto disponibili poiché falcidiati da anni di scriteriata contrazione della spesa sanitaria.
Questa la teoria, la pratica se di questo si può ancora parlare della professione medica alle nostre latitudini, si è presto rivelata ben diversa in tutta la sua attuale drammaticità per i pazienti e per gli operatori sanitari del presidio milazzese.
Parafrasando Papa Francesco la tempesta è arrivata ed ha trovato il nostro sistema sanitario impreparato mettendo a nudo tutte le sue vulnerabilità.
La carenza di anestesisti si è presto trasformata in una debacle clamorosa con una vera e propria fuga dall’ASP di Messina di almeno 12 professionisti lasciando a mani vuote l’Ospedale di Milazzo ma anche gli altri cinque presidi della fascia tirrenica mortificando così tutte le già precarie e ridotte attività connesse alla loro presenza prima fra tutte quelle di carattere chirurgico, interventistico e chiaramente dell’area di emergenza-urgenza.
A nulla è giovato sino ad oggi la tradiva risposta dei vertici dell’ASP di Messina che da anni ormai venivano costantemente allertati, dalla CIMO-FESMED e dalle altre Organizzazioni Sindacali, che il deficit di personale medico, in particolare di anestesisti sarebbe diventato, se non risolto, come puntualmente è stato, un inesorabile naufragio di tutto il sistema dell’assistenza sanitaria ospedaliera della fascia tirrenica della nostra provincia.
Ma il management aziendale, sempre pronto ad accogliere gli umori della politica ed a prodigarsi in effimeri giochi di potere, si è mostrato quasi sordo a questa come a tante altre criticità. E siamo ad oggi la cui storia è conosciuta da tutti i cittadini di Milazzo, da quelli del suo hinterland e dagli operatori sanitari del locale Ospedale e raccontata quotidianamente ad esempio dal sempre crescente numero di pazienti che si rivolgono al Pronto Soccorso del nosocomio mamertino per eventi traumatici e che per quanto già detto e per l’esiguo numero di medici ortopedici, che per varie ragioni operano in pronta disponibilità con la relativa conseguente drammatica contrazione dei posti letto, sono costretti ad essere ospedalizzati presso altri reparti di ortopedia, spesso dell’ospedalità privata, mortificando le valide professionalità dei locali specialisti che loro malgrado sono costretti ad allargare le braccia alle continue richieste di aiuto professionale.
Un reparto, quello di Ortopedia di Milazzo, ancora privo di primario nonostante un’infruttuosa e scandalosa selezione concorsuale conclusasi con un nulla di fatto , retto dallo spirito di sacrificio del suo attuale responsabile il Dott. Francesco Cartesio e degli altri validissimi dirigenti medici, che negli anni, per le esperienze professionali accumulate, si è attestato come uno dei più apprezzati della provincia di Messina ed ora ridotto in un cumulo di macerie.
Sono ormai quotidianità le lunghe liste di attesa della Chirurgia che si vede costretta a non poter operare in elezione, lasciando a casa un gran numero di pazienti che hanno già eseguito tutti gli esami diagnostici necessari all’intervento chirurgico stesso che risultano, per il prolungarsi dell’attesa, ormai scaduti e quindi non più validi.
Stessa sorte tocca al reparto di Otorino, già pesantemente penalizzato dal taglio dei posti letto operati dall’ultima riorganizzazione della rete ospedaliera.
Mentre il servizio di Radiologia con tante difficoltà deve districarsi nel garantire il servizio nei presidi ospedalieri di Lipari e Barcellona condividendo il proprio personale, destino associato ormai da anni a quello dei colleghi del Servizio di Anestesia.
Come se ciò non bastasse è di questi giorni la pesante tegola che si è abbattuta sul personale del PS di Milazzo già provato dagli enormi carichi di lavoro a cui assolve, in costante carenza di unità, ed all’interno del quale si è sviluppato un focolaio COVID che probabilmente ha trovato sorpreso soltanto chi non è riuscito a comprendere organizzativamente che un Pronto Soccorso non COVID è potenzialmente più vulnerabile all’esposizione di contagi per l’elevato numero di prestazioni che vengono eseguite poiché vengono accettati pazienti che non mostrano apparenti segni sospetti dell’infezione e potrebbero pertanto anche essere postivi asintomatici. Infine la perdita di un altro punto di riferimento per il territorio, il reparto di Pneumologia.
Un quadro a tinte fosche questo che configura uno scenario sanitario comprendente tutti gli ospedali della Messina tirrenica nelle stesse condizioni operative di chi da un lenzuolo non riesce a trarre neanche un fazzoletto e descrive, perdurante queste condizioni, una sola direzione per l’Ospedale di Milazzo ovvero il baratro ed una sola destinazione ovvero la sua chiusura.
Giuseppe Giannetto
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