Milazzo. Baristi e Ristoratori al collasso: due categorie a rischio fallimento che nessuno sta ascoltando.

La nuova serrata totale dall’17 gennaio 2021 sarà una data ben impressa nella mente di molti baristi e ristoratori milazzesi: infatti ancora una volta, i numerosi addetti del comparto, tra titolari e dipendenti, sono totalmente inermi e impotenti alle volontà di un governo incapace di dare qualsiasi risposta.

"Il Governo deve farsi carico di questa situazione, aiutare il settore a sopportare i costi fissi con contributi a fondo perduto per preservare le imprese". 

Riapertura
Per il momento circolano solo promesse vane. Si parla di marzo 2021 come possibile periodo di riapertura, salvo complicazioni durante le settimane precedenti che, potrebbero portare ulteriori proroghe e misure restrittive. 
Non cercano aiuti personali, ma interventi di sistema a favore di tutto il comparto che possano far sopravvivere le aziende e scongiurare la chiusura. La loro non è una richiesta di poter aprire a tutti i costi e prima possibile: aprire rispettando le regole sanitarie e di distanziamento significa ridurre drammaticamente gli incassi e aumentare i costi, il preludio del fallimento. Aprire in queste condizioni vuol dire morire. Chiedono di tornare a lavorare, ma alcuni locali, a queste condizioni, non sarebbero in grado di mantenere i dipendenti. 

Bar: la colazione
Come faranno ad aprire i bar mattinieri di Milazzo dove il loro servizio è quasi totalmente “al banco”? Imprenditori che si sono fatti carico di spese non indifferenti come le licenze che, oggi valgono zero. 
Dipendenti in attesa di riprendere la propria attività lavorativa, ad oggi, con un sussidio che consiste in un paio di mesi di cassa integrazione con, non pochi ritardi.
Imprenditori lamentano perdite che potranno sfiorare addirittura l’80%, lasciando al titolare dell'attività, forse, i soldi necessari a coprire locazione e utenze.

Estate 2021
Nella programmazione per la prossima stagione estiva non potrebbe mancare la messa a disposizione di aree pubbliche senza ulteriori costi in termini di canoni demaniali con lo sgravio di una parte consistente di tasse e tributi locali. Aiuti anche a favore degli ambulanti e degli operatori dei mercati comunali con una riduzione significativa dei canoni di concessione.

Stato assente
"Grandi assenti sono invece gli aiuti di Stato che dovrebbe tutelare chi, come noi, ha messo in gioco tutto per creare un'impresa: aziende che pagano fior fior di tasse e contributi ogni anno e che danno lavoro a diverse famiglie, per non parlare di tutto l'indotto. Per ora su questo fronte non è stato fatto niente di concreto e l'amaro in bocca si fa sentire sempre di più. Il comparto dedicato alla ristorazione sarà quello più colpito a causa delle norme molto severe che si paventato all'orizzonte, per questo credo che concentreremo tutti i nostri sforzi sulle altre attività che portiamo avanti, ristorazione, pasticceria e panificazione. Almeno finché non sarà veramente tutto finito. Non posso pensare di dover misurare la temperatura ai miei clienti o di doverli servire con guanti e mascherina. Meglio chiusi allora, ma con aiuti sostanziosi da parte dello Stato, per poi riaprire regolarmente una volta normalizzata la situazione".

Richieste
Lo scenario è decisamente preoccupante, la categoria chiede a gran voce questi aiuti:
- Lo Stato deve farsi carico dei mancati incassi dovuti alle restrizioni, risarcendo gli artigiani in maniera congrua e misurata. Gli oboli non servono a nulla, se non ad umiliare una categoria già vilipesa a sufficienza.
- Tasse e Contributi devono essere azzerati per tutto il periodo emergenziale ( dal 30 gennaio 2020, 12 mesi), una sorta di “anno bianco”.
- Le limitazioni e restrizioni devono essere assolutamente riviste in quanto totalmente fuori luogo rispetto a quelle adottate dagli altri paesi europei e non.