Randagismo a Milazzo, il Sindaco Formica Contro le Polemiche
14.7.17
Randagismo e polemiche, parla il sindaco Formica Il sindaco Giovanni Formica chiamato in causa dalle associazioni animalisti e da alcuni volontari a proposito della questione randagismo, ha rilasciato una dichiarazione nella quale stigmatizza il comportamento tenuto nei suoi confronti. “Dopo gli insulti, le volgarità, gli inviti ad ammazzarmi e molto altro; dopo, insomma, un vero e proprio attacco squadrista a mezzo facebook che dovrebbe stimolare una riflessione sull'uso che si fa dello strumento e non certo rispetto a me che in qualche modo sono attrezzato ad affrontarlo afferma il primo cittadino -provo a raccontare la mia versione dei fatti. Innanzitutto nessun appuntamento mancato. Anzi proprio giorno 11 luglio una delle responsabili dell'associazione mi ha raggiunto dapprima al municipio e dopo a Palazzo D'Amico dove mi trovavo impegnato per un corso di formazione, per discutere della questione. Cosa che abbiamo fatto, così come in passato. Nella circostanza mi sono trovato a respingere la richiesta di consegnare a vista un immobile di proprietà comunale senza i necessari preventivi passaggi amministrativi previsti dalla legge. Ancora, contatti costanti, su mia indicazione, con l'ufficio ed in particolare con l'Arch. Ferdinando Torre, da me incaricato di trovare una soluzione al problema del randagismo in collaborazione con i volontari. Altrettanto con l'Assessore Maisano che, negli ultimi mesi, si è prodigato, con successo, per “recuperare” materiale necessario ad assicurare agli animali un ricovero dignitoso e si è anche trovato a dover gestire, con non poco imbarazzo, situazioni sgradevoli. Detto ciò – prosegue Formica - l'associazione è stata formalizzata proprio perché c'era un'interlocuzione con l'Amministrazione, nella prospettiva di rendere più agevole l'attività di chi, con fatica, ogni giorno dedica energie e anche denaro per proteggere i cani randagi o abbandonati e rende un servizio alla collettività. Già più di un anno fa mi ero impegnato ad immettere nella disponibilità di un'associazione il macello di via Sardegna per attrezzare un'area che consentisse una breve permanenza dei cani nella prospettiva di promuovere le adozioni. Tutto andava nella direzione tracciata, ma ad un certo punto mi è stato detto che il progetto era cambiato e che sarebbe stato richiesto alla Fondazione Lucifero di concedere un'area da adibire a canile. Evidentemente l'idea è naufragata e, quindi, si è ripresa quella originaria, essendo sempre valida la proposta dell'Amministrazione. Veniamo agli accadimenti di ieri. Ho avuto un contatto con gli uffici perché da domenica scorsa mi era stata segnalata, da cittadini e consiglieri comunali, la presenza di tre cani di grossa taglia nel quartiere Bastione. A detta dei miei interlocutori gli animali avevano aggredito ed ucciso dei gatti di proprietà ed inseguivano auto, moto e biciclette in transito. Proprio il funzionario che si occupa di questa materia mi ha riferito che l'associazione in questione è al collasso e che non sarebbe stata in condizione di gestire ulteriori tre esemplari. A quel punto ho dato disposizioni perché i cani venissero prelevati ed avviati ad un ricovero. Nel corso di una conversazione telefonica con una rappresentante dell'associazione (sempre perché mi sottraggo ai contatti) ho comunicato che avevo dato quella indicazione. Di lì a qualche minuto si è scatenato l'inferno. Il tema vero, che sfugge a molti, è che il Comune ha dei doveri precisi. Personalmente adoro gli animali – e chi mi conosce sa che ho sempre avuto ed amato i cani – tuttavia i miei sentimenti non posso venire prima della legge. In ogni caso credo che si debba rispetto e tutela anche a quei cittadini che, a torto o a ragione, hanno il terrore di essere azzannati da cani che vedono vagare davanti alle loro abitazioni e si rivolgono all'istituzione per essere protetti. Per il futuro – conclude il sindaco di Milazzo - mi auguro maggiore equilibrio da parte di chi si candida a collaborare con le istituzioni proprio per assicurare che le cose in corso di programmazione possano realmente funzionare”.
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