Non farti infinocchiare, corri a firmare per il Referendum blocca-inceneritori

Comitato cittadini contro l'inceneritore del Mela

comitato si blocca inceneritori modificato

Entro domani giovedì 23 Giugno i cittadini possono ancora recarsi nel proprio comune (solitamente nell’ufficio elettorale o in segreteria) per firmare per il quesito referendario che vuole bloccare il piano degli inceneritori che il governo vuole realizzare nel Centro-Sud e in Sicilia. I comitati di cittadini che aderiscono alla raccolta la proseguiranno fino a Domenica.

Stando all’ordinanza di Crocetta di poche settimane fa, a rischiare di più nel messinese sono la zona della discarica di Mazzarrà (e quindi di Furnari), quella dell’area industriale di Milazzo (e quindi della Valle del Mella) e la frazione di Pace di Messina.

Ne approfittiamo per sfatare alcuni miti montati ultimamente dalla disinformazione pro-inceneritori per far inghiottire ai cittadini il boccone amaro:

Grazie agli inceneritori si potranno bonificare le discariche.
Le zone adiacenti alle discariche hanno subito e subiscono un enorme impatto ambientale, principalmente a causa della formazione di percolato da parte dei rifiuti umidi non biostabilizzati. Il percolato si trascina dietro svariate sostanze tossiche provenienti anche da altri rifiuti, finiti assieme all’umido nella raccolta indifferenziata. Il percolato inquina i terreni e le falde acquifere.

Come se tutto ciò non bastasse, adesso le aree siciliane già provate dalle discariche rischiano di essere scelte per ospitare gli inceneritori governativi. Come si suol dire, “cunnuti e bastunati”.

Ma qualcuno sostiene che i cittadini in realtà dovrebbero essere contenti perché i rifiuti già abbancati nelle discariche potranno essere inceneriti, bonificando le discariche. Alla faccia della bonifica! In natura nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma. E l’incenerimento trasforma i rifiuti determinando la formazione di maggiori quantità di sostanze tossiche. Che non vanno a finire solo in aria (e dall’aria nel suolo), ma anche e soprattutto nelle ceneri. E dove vanno a finire le ceneri? Sempre in discarica! Elementare, Watson. E da questo si capisce il reale “vantaggio” di collocare gli inceneritori vicino alle discariche: così facendo le scorie devono fare meno strada. Altro che bonifica!

Gli inceneritori servono a risolvere l’emergenza rifiuti.
Non è affatto vero, in quanto non possono essere realizzati prima di 4 anni e rappresentano peraltro il più costoso sistema di smaltimento dei rifiuti tra quelli possibili (addirittura più costoso di inviare i rifiuti all’estero [1]). I moderni impianti TMB con recupero di materia, che riescono ad inviare al riciclaggio una larga fetta di rifiuti “indifferenziati”, oltre a biostabilizzare l’”umido”, richiedono minori tempi e minore spesa pubblica.

Emergenza a parte, gli inceneritori sono necessari per un efficiente sistema di gestione dei rifiuti.
Niente di più lontano dal vero. La direttiva europea del 2008 sulla gestione dei rifiuti è chiara, stabilendo una ben precisa gerarchia dei rifiuti:

1) Prevenzione (ovvero legislazione per imporre al mercato regole ben precise per ridurre al minimo gli imballaggi e quindi la produzione dei rifiuti: tale legislazione è praticamente assente in Italia);

2) Preparazione per il riutilizzo, ovvero Raccolta Differenziata (RD): attualmente l’obiettivo è di differenziare almeno il 65% dei rifiuti prodotti;

3) Riciclaggio: si deve avviare al riciclaggio tutta la materia che si può recuperare dai rifiuti. Ovviamente è più facile ed economico riciclare ciò che è stato preventivamente differenziato, ma esistono ormai le tecnologie, applicate agli impianti TMB, che riescono a selezionare e recuperare materia adatta al riciclaggio anche dai rifiuti indifferenziati. Il riciclaggio riguarda sia le frazioni secche (plastica, vetro, metalli, carta e cartone) che quelle umide. Quest’ultime possono essere sottoposte sia a digestione anaerobica che aerobica. La prima serve a produrre essenzialmente metano, la seconda serve a produrre compost di qualità nel caso dell’umido differenziato o a biostabilizzare la quota umida dell’indifferenziata;

4) Recupero energetico: può avvenire attraverso vari sistemi termici, tra i quali l’incenerimento e la pirogassificazione;

5) Smaltimento in discarica.

Detto questo anche i bambini capiscono che iniziare dal punto 4) della gerarchia by-passando quasi di netto i primi 3 punti rappresenta una palese violazione della direttiva europea. Peraltro, come abbiamo evidenziato nelle osservazioni del nostro Comitato al programma del governo, applicando correttamente la gerarchia dei rifiuti il fabbisogno di incenerimento sarebbe molto ridotto rispetto alla quantità di rifiuti che oggi vengono inceneriti in Italia. Quindi altro che nuovi inceneritori, in Italia ci sarebbe bisogno di meno inceneritori di quelli che già abbiamo.

Non ha senso parlare di rischi per la salute: a Parigi, Vienna, Milano e Brescia ce li hanno in centro città.
A parte il fatto che non è proprio così, sarebbe come dire che se a Parigi e compagnia bella respirano veleni allora quei veleni sono innocui. Liquidando così decine o forse centinaia di studi epidemiologici che dimostrano la grave pericolosità degli inceneritori. Come ad esempio quello sull’inceneritore di Vercelli, pubblicato dall’Arpa proprio l’anno scorso [2].

Pericolosità che ovviamente è proporzionale alla quantità di rifiuti bruciati. E pensare che l’inceneritore di Vercelli era solo un piccolo impianto da 25 mila tonnellate di rifiuti l’anno. In Sicilia il governo vuole incenerire ben 700 mila tonnellate di rifiuti l’anno, a cui bisogna aggiungere la proposta di A2A di incenerire altre 500 mila tonnellate di rifiuti l’anno nella propria centrale Edipower di San Filippo del Mela. Se i dati epidemiologici relativi all’inceneritori di Vercelli sono a dir poco preoccupanti, in proporzione gli inceneritori proposti per la Sicilia sarebbero un’ecatombe.

E allora perché al nord e in europa hanno gli inceneritori? Perché con gli inceneritori il lucro privato e l’esborso pubblico è enorme, quindi enormi sono gli interessi della lobby degli inceneritori, che è sempre stata molto potente anche all’estero.

E’ vero che gli inceneritori in passato sono stati realizzati soprattutto vicino alle grandi città (ma non in centro come spesso si sostiene), anche perché le grandi città spesso hanno varie fonti di inquinamento, per cui è più difficile per uno studio epidemiologico “isolare” gli effetti dell’inceneritore sulla popolazione. Per altri motivi, ciò vale anche per Brescia, che non è una metropoli e ospita l’inceneritore più grande d’europa, anch’esso di A2A. Tuttavia a Brescia esistono o sono esistite varie fonti di inquinamento industriale, specie di diossina, quindi gli effetti nefasti dell’inceneritore si possono “mimetizzare” facilmente. Sta di fatto che Brescia è una delle città a più elevata incidenza di tumori. Anche nella zona periferica di Milano che ospita un’altra perla di A2A, l’inceneritore Silla 2, i cittadini non sono affatto contenti, avendo lamentato spesso “puzza di plastica bruciata”.

Quanto a Vienna l’inceneritore presente in città è stato realizzato diversi decenni fa. L’Austria ormai ha già da tempo cambiato politica: non vengono più realizzati inceneritori e si punta tutto sulla differenziata e sul riciclaggio.

Concludendo, non facciamoci infinocchiare e domani corriamo all’ufficio elettorale per firmare per il Referendum contro gli inceneritori del governo.

Note:

[1] http://www.vesuviolive.it/ultime-notizie/96844-inceneritore-di-acerra-quanto-ci-costa-e-soprattutto-conviene/

[2] http://www.arpa.piemonte.gov.it/news/concluso-lo-studio-epidemiologico-arpa-sullinceneritore-di-vercelli