PER GIUSTIFICARE NUOVI INCENERITORI IL GOVERNO “GONFIA” I
CALCOLI DEL FABBISOGNO DI INCENERIMENTO

Il Ministero dell’Ambiente ha elaborato un programma che individua il fabbisogno di incenerimento per ogni macroarea geografica. Il programma calcola un fabbisogno complessivo di circa 8,4 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno: oltre 1,8 milioni in più rispetto alla capacità complessiva degli inceneritori esistenti. Per coprire l’intero fabbisogno, Il programma prevede la realizzazione di 8 nuovi inceneritori, di cui 2 in Sicilia. 

Il programma in atto è sottoposto a “verifica di assoggettabilità a VAS” (http://www.va.minambiente.it/itIT/Oggetti/Info/1609),
che serve a verificare se la Valutazione Ambientale Strategica può essere o meno evitata. Fatta eccezione per la Regione Siciliana, che ha issato bandiera bianca, la gran parte delle regioni su cui dovrebbero sorgere i nuovi inceneritori ha espresso perplessità, quando non vera e propria contrarietà, evidenziando l’impatto ambientale e i rischi per la salute dei cittadini di tale programma.
Ma, come abbiamo evidenziato nelle osservazioni (apri collegamento) già inviate alla commissione tecnica
preposta alla verifica, ciò che appare evidente entrando nel merito dei calcoli del fabbisogno di incenerimento
è che tali calcoli risultano enormemente “gonfiati” e tutt’altro che coerenti rispetto alla “gerarchia dei rifiuti” stabilita dalla direttiva europea 2008/98/CE.

Tale gerarchia impone che possano essere inceneriti solo i rifiuti non riciclabili con le migliori tecnologie
disponibili. Da diverso tempo esistono tecnologie che riescono a recuperare e riciclare materiali anche dai
rifiuti indifferenziati sottoposti ad opportuni impianti TMB (trattamento meccanico-biologico). Tali impianti
prima separano le frazioni “umide” da quelle “secche”; dalle frazioni secche può essere recuperata una quota
significativa di materiali riciclabili e da quello che rimane si separa la frazione combustibile (idonea all’incenerimento) da quella non combustibile.

Questo “schema di flusso” è previsto dai più moderni Piani Regionali di Gestione dei Rifiuti (PRGR), tra cui
quello della Regione Siciliana, aggiornato e definitivamente approvato lo scorso Gennaio. Invece il programma del governo, per calcolare il fabbisogno di incenerimento, prevede che i rifiuti indifferenziati possano essere inceneriti in toto (senza passare dagli impianti TMB) o, nella migliore delle ipotesi, che possano essere incenerite tutte le frazioni secche (peraltro sovrastimandole), comprensive indiscriminatamente anche di materiali riciclabili e frazioni non combustibili.

Appare quindi evidente come tali calcoli rappresentino una palese violazione della suddetta direttiva
europea, in quanto contano di far finire negli inceneritori anche materia utilmente riciclabile. Ma risultano
inaccettabili anche dal punto di vista dell’efficienza stessa dell’incenerimento, visto che non ha alcun senso
far passare dagli inceneritori frazioni non combustibili (metalli, vetro, porcellana, inerti vari), con l’unico
effetto di “abbrustolirli” prima di abbandonarli in discarica sotto forma di scorie.

E’ chiaro che solo la “frazione combustibile” è idonea all’incenerimento. Gli schemi di flusso dei moderni
impianti TMB, coerenti con la suddetta direttiva europea, stimano tale frazione al 20-25% sulla totalità dei
rifiuti indifferenziati. Il PRGR della Regione Siciliana, ad esempio, la stima al 25%.
In considerazione di ciò, da un corretto calcolo risulta che il reale fabbisogno di incenerimento si aggira
intorno ai 2 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno per tutto il territorio nazionale: altro che 8,4 milioni.
Pertanto dai calcoli del fabbisogno di incenerimento, opportunamente corretti, si evincono alcune importanti
conclusioni:
– Il reale fabbisogno di incenerimento è molto inferiore rispetto alla capacità complessiva degli inceneritori
attualmente operanti sul territorio nazionale, che è di oltre 6 milioni e mezzo;
– è assolutamente ingiustificata la realizzazione di nuovi impianti di incenerimento sul territorio
nazionale;
– la corretta applicazione della gerarchia dei rifiuti, dando priorità al raggiungimento degli obiettivi di
raccolta differenziata ed all’opportuna implementazione dell’impiantistica operante nei settori della
differenziata, del riciclaggio, del compostaggio, della digestione anaerobica, del TMB e del recupero di
materia dai rifiuti indifferenziati, permetterebbe non solo di eliminare il ricorso diretto alle discariche, ma
anche di ridurre fortemente l’attuale ricorso all’incenerimento.
Quanto alla Regione Siciliana, risulta sorprendente che si sia affrettata a dare parere favorevole al
programma del governo, in barba al proprio stesso PRGR approvato solo tre mesi prima.
Tale parere si è limitato solo a evidenziare come i 2 inceneritori previsti dal governo per la Sicilia andrebbero
“spalmati” sul territorio regionale dando vita ad altri 4 inceneritori più piccoli.
In particolare al messinese toccherebbe un inceneritore da 60-80 mila tonnellate l’anno, comunque ben più
piccolo dell’inceneritore proposto da A2A/Edipower per la valle del Mela, che prevede invece una
potenzialità di circa 510 mila tonnellate.
La partita è tutt’altro che chiusa, in quanto il programma del governo, se approvato, potrebbe essere
impugnato di fronte alla Corte di giustizia europea. Invece sull’inceneritore del Mela di A2A pende il parere
negativo del Ministero dei Beni Culturali, contro cui Edipower ha presentato ricorso al Tar Lazio. Dal canto
loro alcune amministrazioni comunali e diverse associazioni del territorio (tra cui il nostro comitato) si sono
già costituiti contro il ricorso di Edipower o si accingono a farlo.

San Filippo del Mela, 10/5/2016
Comitato dei cittadini contro l’inceneritore del Mela