In relazione alle notizie apparse sugli organi di stampa, il Meetup “ Milazzo in Movimento “ ritiene opportuno stigmatizzare quanto sta accadendo a proposito dei GAL – Gruppi di Azione Locale.

Prima di tutto va affermato come per questi territori in profonda crisi sia prioritario l’accesso alle risorse europee e quindi come si debba essere favorevoli alla realizzazione dell’importante misura che però, va detto con chiarezza, fonda “la sua stessa essenza” nel coinvolgimento di partner pubblici e soprattutto privati in una logica di massima “apertura” e condivisione.

L’Europa, infatti, nell’imporre addirittura per Legge che il GAL sia costituito da una maggioranza di partner privati e relegando i comuni ad un ruolo subalterno, afferma il principio che deve essere la società civile a dettare l’agenda e determinare gli organi gestionali, non i comuni e tantomeno la politica di qualsivoglia partito.

Uno schema europeo che segue il principio chiamato “bottom-up” vale a dire che “dal basso”, dalle realtà produttive e “rappresentative di interessi generali” deve arrivare l’indicazione di come impiegare i finanziamenti.

Tutto ciò nella convinzione, riteniamo giusta, che soprattutto queste realtà economiche e sociali, più di chiunque altro, possano interpretarne i bisogni e individuare i migliori impieghi delle risorse che verranno stanziate.

A negare in pieno questo principio, anzi, quasi a voler ribadire il primato dell’appartenenza non solo politica ma addirittura partitica, giunge come un fulmine a ciel sereno l’improvvisa ed incomprensibile indicazione del sindaco della città di Milazzo, Giovanni Formica, che già in grave ritardo, ha affidato ad un membro del suo partito, il PD, “carta bianca” per il compimento dell’iter istruttorio e la costituzione del partenariato”.

Una decisione che mostra come “non solo” non sia stato colto lo spirito della norma europea che prevede un protagonismo della società civile ma che mortifica due volte il territorio: innanzitutto perché la scelta è effettuata sulla base dell’appartenenza partitica (pensate se la stessa cosa l’avesse fatta un sindaco di Forza Italia indicando un presidente di un club forza Berlusconi…), la seconda perché l’incaricato, vivendo e lavorando a Messina, non appartiene a questo territorio quindi non può conoscere dinamiche che non vive direttamente ne può individuare i giusti interlocutori.

L’esatto opposto dello spirito dei GAL e della stessa norma…

Una scelta insomma che ci riporta al “peggior passato” di questa città quando i partiti ordinavano ai sindaci quali dirigenti incaricare e chi nominare nei vari consigli di amministrazione o incarichi di sottogoverno.

Invitiamo il sindaco a revocare tale incarico, rispettando la natura stessa di tale iniziativa, ed il professionista messinese a valutare se non sia più opportuno rinunciarvi per non mortificare questo territorio affermando, di fatto, che su una popolazione potenziale di 110 mila abitanti non è possibile individuare un esponente in grado di lavorare alla costituzione del Gal, favorendo i principi di democrazia partecipata.