Perché sta per esplodere la bomba ecologica di Mazzarrà
S.Andrea Una preoccupante notizia di stampa è che controlli eseguiti dal Noe dei Carabinieri nel sito sequestrato della discarica Tirrenoambiente di Mazzarrà S.Andrea, hanno riscontrato livelli di percolato molto elevati, forse sopra il
limite di bonificabilità. La bomba ecologica di Mazzarrà S.Andrea sta dunque per esplodere, come era prevedibile, mettendo in pericolo la salute pubblica (e le tasche dei cittadini). Val la pena di chiedersi quli siano le cause e di chi
siano le responsabilità.
La direttiva europea 1999/31/CE Discariche, recepita in legge con il D.lgs. n.36 del 12/03/2003, impone che i rifiuti tal quale vadano “trattati” allo scopo di prevenire/ridurre la formazione del percolato, prima di essere abbancati. Il
trattamento meccanico-biologico (TMB) consiste dapprima nella triturazione e separazione meccanica della frazione umida (che inevitabilmente sarà “sporca” di secco), e nel secco indifferenziato (“sporco” di umido). Il trattamento biologico consiste nella stabilizzazione della frazione organica (FOS), ovvero un materiale che abbancato produce pochissimo percolato. La FOS può essere a volte usata nella bonifica delle discariche chiuse ed illegali; il secco indifferenziato può essere avviato al recupero spinto o all’estrusione termomeccanica (produzione di plastiche multi composite); o più scelleratamente alla produzione di CSS da incenerire. Un impianto di TMB a Mazzarrà avrebbe potuto evitare questa ennesima crisi. Ma quasi tutte le discariche siciliane non sono attrezzate di questi impianti di TMB, o se lo sono non hanno capacità sufficiente a trattare i volumi di rifiuti in entrata. Pertanto il conferimento dei rifiuti in Sicilia è quasi dovunque illegale e soggetto a sanzioni europee, per la violazione della direttiva citata.
Infatti la Commissione Europea ha comminato sanzioni all’Italia, che, oltre a €40 milioni di pregresso, consistono dall’ottobre 2014 in €200.000 ogni 6 mesi, per ogni discarica illegale (il doppio per ogni sito chiuso ma non bonificato, tre in provincia di Messina). È presumibile che tali sanzioni
verranno pagate dai cittadini tramite ulteriori aumenti delle TARI. Ma la costruzione degli impianti di TMB, prevista nel piano regionale del 2012 non è mai stata imposta alle società di gestione delle discariche dalla regione, anzi le AIA concesse e rinnovate, anche in violazione alla legge citata,
hanno condotto la magistratura ad indagare, sospendere, sequestrare, commissariare, ecc.. Sono dunque evidenti le inadempienze burocratiche e politiche della regione - da Zero Waste Sicilia denunciate ripetutamente, e persino in audizione alla commissione parlamentare ecoreati – e va dato atto all’ex-assessore regionale Nicolò Marino di aver cominciato una battaglia per la legalità contro i padroni delle discariche. Battaglia che lo ha visto soccombere malamente perché fu presto rimosso. Aveva toccato interessi consolidati? È vero che i comuni dovrebbero ridurre le quantità di rifiuti che smaltiscono, incentivando la raccolta differenziata (RD) con la tariffazione “paga per quanto butti”e organizzando la raccolta porta a porta (PAP). I siciliani infatti foraggiano le discariche con 470 kg/ab./anno di tal quale, a
fronte di realtà molto più virtuose come il consorzio Contarina (prov. Treviso, 530.000 ab.), in cui la TARI è la più bassa d’Italia, e solo 50 kg/ab./anno vengono smaltiti. Ma in Sicilia non ci sono impianti di compostaggio per il trattamento dell’umido di qualità raccolto PAP, ci sono pochi impianti di valorizzazione del secco da RD, non ci sono in pratica impianti di TMB. Il che rischia di vanificare ogni sforzo.
Chi ne ha beneficiato e continuerà a beneficiarne?
Si badi bene che la ventilata idea della giunta Crocetta e dell’assessora Contrafatto di costruire sei inceneritori di CSS nelle grandi discariche o nelle loro vicinanze servirebbe si ad evitare il percolato ma anche a certificare che in Sicilia i materiali post-consumo non sono risorse pubbliche dei siciliani, se recuperati, ma fonte di lucro per i soliti intoccabili.
Beniamino Ginatempo
Zero Waste Sicilia
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