No al Referendum: Negato ai Milazzesi il Diritto a Difendersi
27.10.15
No al referendum: negato ai milazzesi il diritto a difendersi I nostri antenati dicevano “divide et impera”. Si sa, se l’umanità avese imparato dai propri errori, adesso vivremmo in una sorta di paradiso terrestre. Purtroppo però la tensione ad apprendere è molto più debole di quella che in psicologia si chiama coazione a ripetere. Di questa sindrome compulsiva sembra malato il primo cittadino di Milazzo, che non esita a chiamarsi fuori dal percorso verso il referendum sovra-comunale. Stamattina sul più letto quotidiano locale è possibile assaporare quello che, se fosse una cibo, assomiglierebbe a un polpettone avvelenato (vedi sotto), servito al movimento ambientalista e all’intero fronte dei sei Sindaci, che lo scorso 22 ottobre hanno sottoscritto un Patto per l’indizoine simultanea di referendum nei loro comuni, sulla questione inceneritore. Partiamo dalle mistificazioni. Negli scorsi mesi ben 17 comuni hanno adottato delibere di Consiglio Comunale, alcuni anche di Giunta, in cui respingono l’ipotesi di impianti di incenerimento nel comprensorio. Questi atti esprimono la volontà di consessi democraticamente eletti e in maniera netta, è vero. Parlare, però, di “efficacia di quelle deliberazioni”, come il Sindaco Formica fa non è corretto. Nessuna di quelle delibere decide alcunchè, esse enunciano solamente una volontà. Bisongna infatti ricordare che l’unico comune abilitato a partecipare in conferenza dei serivizi per la concessione VIA-AIA all’inceneritore, è quello di San Filippo del Mela. Quelle delibere insomma sono un espressione consultiva dei consigli comunali, come un referendum sarebbe una espressione della volontà dei cittadini. Di fronte alla mancanza di decisiorietà di ambedue gli strumenti, quale peserebbe di più sul tavolo di Crocetta o di Renzi, uno votato da trenta rappresentanti (come nel caso del consiglio comunale di Milazzo) o uno votato da 30 mila o più cittadini? Le parole stanno a zero. Mettere insieme tutti i comuni del comprensorio, ma soprattutto i cittadini per il cui servizio esistono le istituzioni, è incontestabilemente il primo passo verso una gestione concertata del polo industriale. Non è più accettabile che sugli effetti dell’industria pesante e sui gravi danni sanitari, sociali ed economici che ne derivano, esistano delle asimmetrie di potere decisionale, per cui alcuni comuni, come Milazzo ad esemprio, abbiano più peso di altri. Un panorama fatto di parcellizzazione delle competenze e asimmetria di poteri è il mare caldo e calmo in cui sguazzano gli squali, pronti a divorare il futuro dei cittadini elargendo fondi qua e la, sotto forma di compensazioni o di sponsorizzazioni. Su questo concorda anche il Sindaco Formica, come dichiara nell’articolo riportato sotto. Ebbene, visto che nel merito si può entrare solo giudicando i fatti, al Sindaco chiediamo che convochi subito gli altri sindci dal comprensorio, per iniziare a discutere di tutta la materia ambientale a cominciare dall’inceneritore, passando per la raffineria, arrivando alla mancanza dei piani di evacuazione, al posizionamento dei serbatoi vicino alle case, alla becera questione delle sponsorizzazioni. Proprio a Milazzo una lunga serie di sponsorizzazione targate RAM ammorbano le coscienze e impediscono la serenità del dibattito pubblico. Rimane nella memoria di tutti il recente spettacolo di Nino Frassica, pagato proprio dalla raffineria, che, fuori da ogni dubio, dev’essere stato così coinvolgente da placare gli animi dell’ambientalismo mamertino curiosamente afasico sul punto. Analisi di scenario. Indubbiamente il comunicato stampa del sindaco di Milazzo rappresenta un grave impedimento al percorso di coordinamento delle competenze sul polo industriale tra i comuni del comprensorio, cui il Patto dei Sindaci pro referendum ha dato impulso. Cui prodest- è la domanda, a chi giova? L’Avvocato Formica è un dirigente di rilievo del Partito Democratico isolano. Il partito democratico è al momento il partito degli inceneritori. Se discrasie ci sono, al suo interno, riguardano il numero degli inceneritori da realizzare in Sicilia. Sei, sostiene Crocetta, due vorrebbe il governo del mai eletto Renzi. In tale contesto, il rifiuto di uno strumento potentissimo, la volontà popolare, può di fatto indebolire la possiblità di fermare l’inceneritore. D‘altro canto, si tutela la propria immagine di fronte all’opinione pubblica, utilizzando come paravento la delibera di Consiglio Comunale, che esprime una volontà ferma ma non decide nulla. È utile riproporre la domanda: sarebbe ugualmente facile per Renzi o Crocetta ignorare decine di migliaia di voti a meno di un anno dalle elezioni regionali? E ancora, rimarrebbe inerte il segretario del PD se un dirigente del suo partito si opponesse davvero alla costruzione di uno degli inceneritori più grandi d’Europa? Ovviamente il modo per fugare le diffidenze è sempre dato, basterebbe che il sindaco Formica e tutti gli eletti in quota PD scrivessero al segretario dicendo di prodigarsi perche il mega-inceneritore del Mela non veda mai la luce, perché il decreto-sblocca Italia e in particolare l’art. 35 non venga mai attuato e perché i sei inceneritori di Crocetta rimangano solo il delirio di un governo regionale farsescamente avvinghiato alle poltrone. Per completare il quandro si aggiunga che che A2A teme il referendum, come traluce dai recenti interventi sulla stampa. Dritti verso il referendum. I comitati No Inceneritore del Mela sostengono con forza l’idea del referendum. Le associazioni che ne fanno parte, ossia il Comitato Arci Territoriale Messina, le Mamme per La Vita, l’Associazione Terramare Sicilia, l’Associazione Luciese Salute e Ambiente, l’associazione Terramare Sicilia, lavorano insieme a Zero Waste Sicilia per estendere il fronte referendario a tutti i comuni del comprensorio, che inevitabilemte in un raggio in linea d’area di 30 km da Archi sarebbero colpiti dagli effetti devastanti dell’incenerimento di rifiuti. La vittoria della Valle del Mela sul Carbone nel 1989 e la vittoria del referendum per l’acqua pubblica nel 2011 sono forse tra i pochi esempi della storia recente che difendono l’onorabilità della repubblica nata dalla resistenza dalla melma cui gran parte del personale politico giornalmente la costringe. Le due date testimoniano che quando sono le persone normali a decidere, scelgono sempre la strada giusta, quella della difesa della propria vita, della cacciata dei mercanti dal tempio. Si scrive referendum, si legge democrazia. Fonte: Comitato No Inceneritore del Mela
0 Commenti