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I Blog Italiani e la Loro Tendenza di Fare Giornalismo


I blog sono oggi una via transitoria tra i social e i giornali, spesso in una borderline decisamente contraddittoria che ne fanno degli strumenti versatili ma spesso contestati.

La blogosfera italiana conta mezzo milione di siti che, secondo i dati Imageware sull'Osservatorio dei blog, trattano principalmente argomenti di moda, lifestyle e tecnologia. Eppure secondo la classifica dei blog italiani più seguiti, redatta da BlogBabel, i primi tre blog italiani sono a carattere "politico-opinionista". 

Il primo è ovviamente quello di Beppe Grillo, tra i primi nel mondo addirittura, il secondo è il blog di Massimo Mantellini, tuttologo opinionista, e al terzo posto Wittgenstein di Luca Sofri, di professione "figlio di..." (Adriano Sofri) o "compagno di..." (Daria Bignardi), prima ancora che giornalista. Ma questi "blog" sono poco "blog" in quanto la classifica di BlogBabel si incanta soprattutto sul numero di link in entrata ed in uscita, senza considerare l'interazione tra utenti e blogger, la qualità stessa dei contenuti, l'originalità e quant'altro. Basti notare come tra i vari commenti sul blog di Beppe Grillo sia difficile intravedere risposte da parte del soggetto interessato. Questa considerazione potrà apparire poco importante se tuttavia non torniamo indietro negli anni, quando la blogosfera era ancora una enorme pangea-community. Ed è lì il senso.

I blog, come i forum, sono una comunità che interagisce, e non dunque una statica bacheca personale. D'altra parte in questa direzione, potremmo dire che presentano diverse analogie con i giornali online. La normativa fa il resto. L'Italia è davvero indietro rispetto ad altri Paesi con un web-law decisamente all'avanguardia. I giornali online - e come riferimento abbiamo ancora la legge del 48' - non hanno obbligo di registrarsi al tribunale, se non per i vantaggi economici-burocratici e per la famosa responsabilità del direttore in caso di giudizio. Ma ormai è più facile incontrare giornali online gestiti da un'unica figura (direttore-editore) che vere e proprie redazioni e questo, inevitabilmente, avvicina i blog ai giornali online. Si può fare informazione attraverso i blog? A sviare i pericoli derivanti dalle accuse di stampa clandestina ci ha pensato la Cassazione nella Sentenza del 10 marzo 2009 n. 10535:

“I forum e i blog (ndr) non rientrano nella più specifica disciplina della libertà di stampa, ma solo in quella più generale di libertà di manifestazione del proprio pensiero di cui all’art. 21, comma 1, Cost.” di conseguenza non è assimilabile a una testata giornalistica e non è soggetto agli obblighi e alle tutele previste dalla legge sulla stampa (ndr).

Emblematico fu il 'caso Ruta', in Sicilia, con la Cassazione che annullò senza rinvio la sentenza della Corte d'appello di Catania che aveva confermato la condanna inflitta dal tribunale di Modica a Carlo Ruta, direttore del giornale telematico «Accade in Sicilia». Il reato per cui era stato sanzionato è quello, omessa registrazione della pubblicazione, previsto dagli articoli 5 e 16 della legge n. 47 del 1948. La Cassazione con la sentenza n. 23230 della Terza sezione penale ha ribaltato la posizione dei giudici di merito, fornendo una lettura della legge sulla stampa in base alla quale il giornale telematico non risponde alle due condizioni ritenute essenziali per l'esistenza del prodotto stampa e cioè:

- un'attività di riproduzione tipografica;
- la destinazione alla pubblicazione del risultato di questa attività.

La normativa introdotta nel 2001 dalla legge n. 62 ha sì introdotto la registrazione dei giornali online, ma unicamente per ragioni amministrative e solo per la possibilità di usufruire delle sovvenzioni economiche previste per l'editoria. Insomma, chiunque può fare informazione online senza incorrere in pericoli sanzionatori dato che la normativa indica come giornale online il periodico a pubblicazione quotidiana, settimanale o mensile. E su internet superare questi "vecchi" steccati risulta abbastanza facile.

I blog fanno concorrenza ai giornali? Assolutamente sì. Meglio indicizzati sul web, più interattivi e decisamente meglio formattati per la visualizzazione su smartphone - dove ormai la gente si informa esclusivamente - e molto più economici. Anche più liberi, pericolosamente più liberi da responsabilità penale. L'art. 57 del Codice Penale sulla diffamazione a mezzo stampa, difficilmente può venire applicato in caso di diffamazione su blog, proprio perché, sottolinea la giurisprudenza, strutturalmente sono diversi blog e giornali registrati. Il blog non ha un vero e proprio "proprietario" ma un usufrutto, potremmo così chiamarlo impropriamente, tra il blogger e il server - il Blog Salvateletica ha per esempio la sua ''sede'' in California per intenderci, dove si trovano i server e i file hosting di Blogspot - mentre il giornale online deve registrare il sito ex novo presso il tribunale responsabile sul territorio di pubblicazione. Come se il web potesse avere una "casella postale"... (sic!) I problemi ci sono tutti e la magistratura ha più volte invitato il legislatore a riempire il vuoto normativo che lascia oggi spazio a furbetti e furbacchioni. In questo scenario il silenzio quasi omertoso dell'Ordine dei giornalisti la dice lunga sul ruolo obsoleto di questo "casato ottocentesco".

Questo prescinde tuttavia dal vero potenziale della blogosfera, ancora non completamente espresso, ma in procinto di concorrere al bacino medesimo di giornali cartacei e online, basandosi sui top influencer, sulle esclusive, sui social retail, sulle partnership con case di produzione - vedi i diversi blog techno ormai prossimi a Samsung - e case di moda, le pubblicità, gli strumenti facili e abbordabili che fanno del cuoco più esperto, il migliore opinionista web - vedi esempio GialloZafferano - togliendo quindi spazio a chi naviga tra feed RSS e abbonamenti web (se esistono ancora abbonati) sui giornali ex-cartacei (sono meno di due milioni in Italia, i lettori di giornali cartacei, dati comunque tendenzialmente in calo).

Il giornalismo italiano - ma non solo - vive una profonda crisi anche per questo. Rimasto indietro rispetto le legislazioni nord-Europee, e mai integratosi fino in fondo con i blog e i social-network, deve oggi affrontare la sua più grande sfida: cambiare faccia e abbigliamento. Sempre che sia ancora "trend" farlo.

A cura di Santi Cautela

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