DILLO A VIVI MILAZZO 

Riceviamo e pubblichiamo lo sfogo di un lettore che ha chiesto di restare anonimo:

Con la presente mi trovo purtroppo nella necessità di segnalare quanto accadutomi in data 6 febbraio 2024.

A causa di un forte mal di testa, accompagnato da altre sintomatologie che necessitavano di supporto medico, sono stato costretto a chiedere l'intervento di un' ambulanza del 118 per mia moglie. 

Trasportata presso l' Ospedale “Fogliani di Milazzo” in codice giallo, mia moglie è stata letteralmente parcheggiata presso la sala d'aspetto interna dell' area di pronto soccorso, dove con nostra sorpresa erano stipati altri pazienti in attesa di ottenere le cure richieste dalla loro condizione. 

Fra le persone presenti vi erano molti anziani di cui uno , in particolare, aveva subito un trapianto di cuore e si era recato al pronto soccorso per una presunta frattura al femore. Intanto il mal di testa di mia moglie è aumentato di intensità ed ha iniziato a vomitare (cosa già avvenuta durante il trasporto in ambulanza) il vomito, in breve tempo , ha invaso la barella, e dato che la situazione non accennava a migliorare , alle ore 14:45 circa , le è stata consegnata una traversa per assorbire l’ulteriore rigetto, tutto questo senza togliere lo sporco precedente. 

Nessuno degli operatori sanitari presenti si è premurato fino alle ore 19:11 di sostituire la traversa o pulire la barella, a questo punto mi sono proposto di pulire io stesso la barella, ma ho incontrato la gentilezza di una operatrice che avendo constatato le condizioni pietose in cui versava mia moglie , ha deciso di intervenire aiutandola a cambiarsi. 

Tengo inoltre a precisare che alle 19:11 erano presenti persone che fin dalle prime ore della mattinata attendevano la presa in carico del loro caso da parte del medico preposto e di fare gli opportuni accertamenti. 

A chiunque del personale sanitario presente si fosse chiesto un minimo assistenza ci si sentiva rispondere:
- attenda il suo turno;
- non possiamo farci nulla;
- siamo pochi;
- dobbiamo servire tutto il comprensorio;
- non sappiamo che fare; 

ed altre motivazioni che comunque facevano montare rabbia e disagio nei familiari ed amici accompagnatori.

Reputo che fatti del genere ledano la dignità stessa del malato in quanto essere umano. 

Ci si rivolge alla sanità pubblica per ottenere un’assistenza che sia pronta ed efficace ma allo stesso tempo rispettosa della dignità umana. 

Essere abbandonata in una barella coperta di vomito davanti a degli sconosciuti crea un imbarazzo che mortifica la persona aggravando la sua condizione psicologica già provata dall’attesa di una diagnosi che può in alcuni casi destare ancora maggiore preoccupazione.

A quanto detto si aggiunge il fatto che la stanza era unica per uomini e donne, nessun rispetto per la tanto decantata privacy.

Si potevano ascoltare diagnosi, lamenti per il dolore, e le storie di precedenti accessi allo stesso pronto soccorso con il medesimo trattamento.

Addirittura un anziano reduce qualche giorno prima da infarto (come da lui affermato) presente stavolta per accertamenti, parcheggiato in sala d’aspetto interna dalle 9 del mattino ha deciso di andare via, rifiutando di sottoporsi agli ulteriori accertamenti.

Sono consapevole del fatto che la mia vicenda si aggiunga a quella di molti altri utenti del nosocomio , ma è bene che non si spengano i riflettori davanti a tali situazioni di disagio che creano un’ emergenza che acquista di giorno in giorno proporzioni preoccupanti. 

Spero che si possa porre rimedio a questa condizione di degrado in cui le vittime non sono soltanto i pazienti ma anche il personale sanitario quotidianamente schierato in prima linea per far fronte ad una mole di lavoro che diviene, in determinati momenti, impossibile da gestire in modo adeguato, pur essendo consapevole del burn out che colpisce gli operatori , reputo che gli errori organizzativi non debbano tradursi nel totale abbandono del paziente.

Nella serata in cui sono stato , mio malgrado ,presente si sono succeduti ben 4 codici rossi che hanno assorbito la totalità del personale presente".

Riceviamo e Pubblichiamo